FPAC Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
La galleria d'arte contemporanea più nota in Sicilia e fuori dall'Isola è di certo quella di Francesco Pantaleone.
Due sedi, a Palermo e a Milano assicurano una sorta di continua osmosi tra le esperienze piu significative della sperimentazione artistica siciliana, eccentrica per spirito e posizione geografica, e il mercato la visibilità piu internazionale del capoluogo meneghino.
Fondata a Palermo nel 2003 per più di dieci anni, la galleria ha avuto sede alla Vucciria, nel cuore del mercato storico di Palermo. Adesso è sita ai Quattro Canti, La galleria Pantaleone lavora con artisti affermati, mid-career e giovani emergenti. La trasversalità di esperienze, medium creativi e stili è dunque assicurata. Nel 2017 Francesco Pantaleone inaugura la seconda sede della sua galleria a Milano in zona Porta Romana con la finalità di sviluppare ulteriormente quello che è stato portato avanti in questi anni a Palermo. Tra le tante mostre memorabili ricordiamo "Minime d'Amore" di Letizia Battaglia. Una vera e propria riflessione lirica sull'amore in tutte le sue sfaccettature. Un canto in bianco e nero sulla complessità della relazione tra due individui, siano essi uomo donna, uomo uomo, donna donna in una concentrazione di relazioni, intensità e consapevolezze. L’archivio di Letizia Battaglia offre anche un’inaspettata quantità di lavori intimi e poetici, tracce di un’incredibile umanità: l’alchimia di uno sguardo tra due innamorati, la dolcezza del bacio di una madre, la fedeltà di un animale al suo umano, il narcisismo, l’altalena infinita dell’abbandono. L’umanità di Letizia Battaglia è colta nell’autenticità del sentimento amoroso, i suoi occhi hanno visto l’arcobaleno delle emozioni.
Un'altra esposizione da ricordare nella storia della FPAC è di certo la mostra Silver Monsters di Eva Marisaldi tutta giocata sul filo poetico della memoria, dell'oblio, delle sensazioni che i ricordi possono scatenare in noi. La Marisaldi dà vita ad un progetto site-specific che consiste in una sorta di erogazione di vere e proprie tracce e macchie mnestiche che si stagliano negli spazi della galleria come i ricordi si depositano nella nostra mente.
Scrive Agata Polizzi: "Eva procede con una poesia che è celata nel suo sguardo, nella capacità di dire senza esagerare, senza mai urlare, lei è attenta a lasciare che ci sia per ciascuno uno spazio di comprensione, una parte da costruire insieme, la possibilità di ragionare, senza forzature, senza imposizioni. Eva parla con la gentilezza di una donna, di un’artista, di una persona che ha rispetto. Rispetto per le idee altrui, per le debolezze altrui, per le parole altrui. Eva ha rispetto per l’altro. Il suo lavoro attraversa il tempo, senza paura, attraversa i dubbi, senza paura, perché è come schermato da una bellezza nascosta nella semplicità, nella calma di chi non ha timore dell’errore, non ha brama di spiegare tutto, per forza. Il lavoro di Eva è fatto da piccoli passi, che diventano piano piano grandi, che si perdono nei ragionamenti e nelle prove della quotidianità, passi piccoli ma decisi, lenti ma che hanno un peso, passi che sanno lasciare una traccia, che non hanno paura di esplorare, di tornare indietro o fermarsi, paura di perdersi. Il lavoro di Eva, come la sua mente, è libero. Appartiene al tempo ma non lo subisce, anzi si immerge in esso e nel farlo diventa complice, lo abita, lo interpreta".