Medusa con testa di Perseo di Garbati
Medusa era un ragazza molto bella di discendenza divina. Secondo una versione del mito, il dio del mare Poseidone si invaghì di lei e la violentò all’interno del tempio di Atena. Atena per punire l’atto sacrilego la trasformò in un mostro. I suoi capelli diventarono serpenti mentre ai denti si sostituirono le zanne. Ma la sua storia non finisce qui. L’eroe Perseo, in una delle sue più celebri imprese, le tagliò la testa mentre dormiva con l’intento di donare come regalo di nozze la testa della gorgone. I capelli di Medusa erano serpenti che pietrificavano, così Perseo utilizzò uno scudo regalatogli dalla dea Atena per evitare di diventare una statua. Grazie ai sandali alati di Ermes riuscì a sfuggire all’ira delle due sorelle gorgoni di Medusa.
Nel mondo Occidentale la figura di Medusa divenne molto celebre grazie soprattutto alla storia dell’arte.
Cellini realizzò “Perseo con testa di Medusa” mentre Caravaggio lo “Scudo con testa di Medusa” il celebre scudo dipinto con la testa di Medusa che sembra pietrificarti all’istante, che ricorre in tutti i libri di ogni liceo. Sia nell’opera di Caravaggio che in quella di Cellini rimane una visione negativa del personaggio di Medusa come lo era anche nel mondo greco antico. Medusa e tutti gli altri mostri rappresentavano, nell’ottica greca, il caos che si opponeva all’ordine. Perseo e tutti gli eroi greci erano i maggiori rappresentanti dell’ordine del mondo greco. Questa forte contrapposizione, dove il bene era rappresentato dall’ordine e dagli eroi, mentre il male dal caos e dai mostri, è molto evidente nei frontoni del Partenone di Atene.
L’impresa di Perseo viene completamente ribaltata nell’opera di Garbati, artista argentino di origini italiane. Nel 2008 l’artista scolpisce un’imponente Medusa alta ben 2 metri che tiene in mano la testa di Perseo. Una copia dell’opera viene collocata, nel 2021, davanti al tribunale sede della Corte Suprema di Manhattan.
In questo contesto la scultura di Garbati acquisisce un significato nuovo, diventa infatti il simbolo della lotta del movimento Me Too, movimento femminista contro la violenza sulle donne, diventato noto nel 2017, quando il New York Times ha reso pubbliche le denunce di diverse attrici di Hollywood nei confronti del produttore cinematografico Harvey Weinstein, poi condannato a scontare 23 anni di carcere.
Se riflettiamo bene sul soggetto della scultura notiamo come nell’opera di Garbati si va a perdere completamente l’idea di Medusa come mostro legato al caos, lo si trasforma in un soggetto positivo. Inoltre posizionare una scultura che rappresenta una vendetta di sangue davanti a un tribunale porta una forte contraddizione tra un palazzo di giustizia che rappresenta la legge e una visione opposta, un vero e proprio regolamento dei conti. Infine la statua è stata ricollegata al movimento femminista Me Too ma il movimento non si batte per una vendetta di sangue, bensì per chiedere giustizia contro chi attua abusi contro le donne.
La scultura poi è stata rivestita di un significato sociale e politico, suscitando anche diverse critiche. Wagatwe Wanjuki, un’attivista del femminismo, ha criticato la scultura di Garbati. La protesta del movimento Me Too è partita da una donna nera, Tarana Burke, che nel 2006 ha iniziato a utilizzare il termine, mentre la scultura è stata realizzata da un uomo bianco. Quindi secondo il parere della femminista questa scultura è fuori luogo per rappresentare il movimento.
Altre polemiche sono state sollevate dal fatto che se questa scultura doveva rappresentare una vendetta, la testa in mano doveva essere di Poseidone il dio che l’ha violata e non quella di Perseo.
Medea diventa così capace di farci discutere e dibattere ancora oggi, diventando protagonista di dinamiche contemporanee.
Gaia Filippini