Sintesi dell’intervento di Giuseppe Alletto in occasione del convegno, tenutosi presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani, sul poeta ed editore Gianmario Lucini, recentemente scomparso

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Sintesi dell’intervento di Giuseppe Alletto in occasione del convegno, tenutosi presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani, sul poeta ed editore Gianmario Lucini, recentemente scomparso.

Ho conosciuto Gianmario Lucini a Trapani, circa due anni fa, in occasione della presentazione di un saggio di Marco Scalabrino che recava in copertina la riproduzione di un mio dipinto. Durante il pomeriggio che precedeva l’evento ho incontrato Gianmario e da quel momento è iniziata la nostra amicizia.

Egli, dopo aver visionato i miei lavori, è stato subito così generoso da propormi un’iniziativa editoriale che si è concretizzata nella pubblicazione di un volume dal titolo “Dia-Logoi” (CFR Edizioni, Sondrio, 2014). Esso è stato presentato nel Dicembre 2014 a Bagheria.

“Dia-Logoi” è un progetto che coniuga poesia e pittura. Gianmario Lucini, infatti, credeva fermamente nell’interrelazione tra discipline artistiche differenti. Non va dimenticato che egli, oltre ad essere stato poeta, saggista, editore, si è dedicato anche al documentario e alla fotografia. Diversi suoi volumi (ad esempio “Per il bosco”, CFR Edizioni) sono corredati da sue fotografie, alcune delle quali molto intense.

Non va quindi taciuto quell’aspetto dell’attività di Gianmario Lucini che lo rende un vero e proprio artista visivo.

E’ anche grazie a tutto ciò che Lucini è stato spesso capace, in sede critica, di penetranti analisi e interpretazioni dei codici delle arti visive stesse. Prima di “Dia-Logoi”, Lucini aveva già collaborato con artisti per la pubblicazione di altri volumi della collana denominata “Ibrida”, all’interno della vasta produzione di CFR Edizioni, la sua casa editrice. Tra questi volumi è degno di nota “Il deserto di Uség”. Si tratta di un poemetto in cui l’autore, Arnaldo Ederle, rifacendosi a dei passi evangelici, sviluppa una riflessione sul contrasto tra cultura e natura, tra la visione etica del mondo e l’impulso distruttivo insito nell’uomo.

Il libro è caratterizzato dalle chine di Giacomo Cuttone che, con tocco onirico ma, soprattutto, con un forte contrasto chiaroscurale, bene traducono, visivamente, il senso del testo, tutto giocato sulle dicotomìe fondamentali: luce e tenebre, bene e male. Alla collana “Ibrida” appartiene anche “L’incantesimo dell’asino e della sinaléfe” di Francesco Scaramazzino. In questa raccolta di fiabe surreali, che quasi ricordano le narrazioni del latino Apuleio, i testi sono affiancati dalle chine e dagli acquerelli di Alberto Casiraghy, che si lasciano apprezzare per l’estrema raffinatezza e il lirismo. Le opere grafiche giocano un ruolo decisivo in “Canto dei bambini perduti” di Gianmario Lucini. Un’opera composita e complessa che, come scrive Lucini stesso nell’”Avvertenza al lettore”, si pone a metà strada tra l’opera teatrale, la lettura ad alta voce e la riflessione filosofica.

L’autore prende spunto da casi di cronaca relativi alla sparizione di bambini (c’è spazio anche per un riferimento al famoso caso di Denise Pipitone, scomparsa alcuni anni fa a Mazara del Vallo) per promuovere, in seguito, una riflessione più ampia. Egli tocca temi quali la responsabilità degli adulti, l’innocenza distrutta, il futuro del mondo. Quest’ultimo ci appare sempre più incerto ed inquietante. Inquietante come le conturbanti chine di Giacomo Cuttone che, in dialogo con la scrittura luciniana, dà vita a figure umane spasmodicamente contorte e spezzettate, le quali restituiscono al fruitore tutta la drammaticità che impregna il testo.

Tra le pubblicazioni di “Ibrida” figura anche “Dia-Logoi”. Questo è il nome del progetto editoriale che ho realizzato con Gianmario Lucini e che ha coinvolto autori da ogni angolo della Sicilia, da Marco Scalabrino, che è stato il fautore del mio incontro con Gianmario, a Maria Antonietta La Barbera, da Tommaso Romano, autore della prefazione, a Piero Longo, da Elio Giunta a Ester Monachino, e tanti altri ancora… Il volume è costituito dalle poesie di 24 autori siciliani contemporanei che si sono ispirati alle mie opere. Ciò che rende interessante il volume è la scelta, coraggiosa da parte di Lucini, di non dar seguito alla solita operazione che prevede l’inserimento di immagini a corredo dei testi; quel tipo di operazione che finisce per relegare le opere visive a mera illustrazione. Per questo libro l’editore Lucini ha chiesto ai poeti di ispirarsi alle immagini e non viceversa. Gli amici poeti hanno preso spunto dai miei ritratti, nei quali cerco di indagare il volto e restituire la poetica e la personalità di grandi personaggi dell’arte e della cultura di ogni tempo, da Pirandello a Beckett, da Guttuso a De Chirico.

Come ho già scritto in un’altra occasione, in “Dia-Logoi” si stabilisce un vero e proprio dialogo alla pari tra pittura e poesia nel quale nessuna delle due arti funge da semplice illustrazione dell’altra. Al contrario, pur nel dialogo e nel reciproco arricchimento, ogni disciplina mantiene intatta la propria specificità. Ritengo dunque questa pubblicazione un concreto (e quindi raro) esempio di vera sinergia tra differenti espressioni artistiche. Essendo giunto alla fine del mio intervento, vorrei ancora una volta ringraziare sia gli autori che hanno aderito a “Dia-Logoi”, sia, soprattutto, Gianmario Lucini, che ha creduto nel mio lavoro e che mi ha concesso quest’opportunità.

Mi chiedo, infine, cosa resta ad un giovane, quale io sono, dell’insegnamento, intellettuale e non solo, di Lucini? Cosa mi lascia in eredità Gianmario? Egli mi lascia, certamente, il ricordo di una bella amicizia finita troppo presto e, ancora, l’esempio di un intellettuale vero, sempre pronto, con la raffinatezza di un poeta, a denunciare le storture e l’”Inpoetico”, mafioso e non solo, che caratterizza purtroppo sempre più il nostro paese.

Ecco, questa è, forse, l’eredità che Gianmario ha lasciato a me e che ha lasciato a noi tutti, ed ecco perché egli è e rimarrà ancora così vivo, così presente, in ognuno di noi.