IL “RATTO DELLE FIGLIE DI LEUCIPPO”
DI PIETER PAUL RUBENS

 
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Il Ratto delle figlie di Leucippo di Pieter Paul Rubens venne eseguito dal grandissimo artista nel 1617 circa. L’opera si trova ora all’Alte Pinakothek di Monaco. Catalogato inizialmente con il titolo Ratto delle Sabine, il dipinto divenne noto a partire dalla fine del Settecento come Ratto delle figlie di Leucippo.

Il mito che la tela raffigura dovrebbe essere quello del rapimento delle Leucippidi a opera dei Dioscuri, narrato nella letteratura antica – tra i tanti – da Apollodoro e da Teocrito. La vicenda è quella di Ilaira e Febe, le due figlie del re di Tessaglia Leucippo, che vengono rapite dai gemelli Castore e Polluce, con lo scopo di sposarle. È stata avanzata però anche un’altra interpretazione dell’opera, come raffigurazione di un altro mito, quello appunto del Ratto delle Sabine. Contro l’interpretazione come ratto delle Leucippidi, infatti, è stato obiettato che le due figure maschili hanno fisionomie diverse (effettivamente non sembrano gemelli) e che i cavalli sono raffigurati in maniera totalmente differente dalla tradizionale iconografia dei Dioscuri.

Nella raffigurazione di Rubens i due giovani hanno appena arrestato quella che doveva essere una sfrenata corsa con i cavalli, sono scesi dai loro destrieri e sono in procinto di afferrare le due fanciulle. Malgrado il ritmo vorticoso dell’azione, non sembra che le giovani vogliano offrire molta resistenza. Gli sguardi dei giovani sembrano quelli di due innamorati, piuttosto che quelli feroci e violenti di due comuni rapitori. L’atmosfera giocosamente erotica sembra essere confermata dal sorriso ammiccante dell’amorino sulla sinistra, il quale, con aria complice, tiene le redini dei cavalli. Le superfici chiare delle membra abbondanti e voluttuose delle fanciulle, dalle fattezze nordiche, producono un sensuale contrasto con il colorito bruno dorato dei rapitori; il senso di sfrenato dinamismo è accentuato dai continui rimandi nelle strutture vettoriali di costruzione delle figure femminili, che sembrano rispondere alle linee di forza che innervano le pose dei cavalli in secondo piano. Tra i modelli a cui il grande pittore si ispirò la critica ha riconosciuto la Leda di Michelangelo e il disegno di Tiziano con una Coppia che si abbraccia facente parte della collezione privata di Rubens.

Giuseppe Alletto