“DE LAMA LAMINA” DI MATTHEW BARNEY
Metamorfismo, neobarocco, postmoderno: ecco alcune parole chiave per comprendere il corpus di Matthew Barney, uno dei videoartisti più importanti del panorama internazionale. Nato a San Francisco nel 1967, si dedica giovanissimo allo sport e alla moda. L’immediato successo ottenuto con i suoi primi video, nei quali ritraeva sé stesso alle prese con difficili esercizi fisici, calati in atmosfere ambigue e disturbanti, gli ha consentito di realizzare il famoso ciclo “Cremaster”, su cui mi riservo in futuro la possibilità di scrivere. In questa occasione invece focalizzeremo la nostra attenzione su un lavoro meno noto, il film-documentario “De Lama Lamina”. In quest’opera, la forma allegorica di un viaggio nei meandri della mitologia afrobrasiliana cela una vibrante denuncia contro la deforestazione. Protagonista della debordante scenografia è un immenso carro carnascialesco che, avanzando, fa strage di alberi; completa la scena un corteo di personaggi emblematici che non è difficile identificare con divinità Candomblé, la religione politeistica afrobrasiliana. Ossami, signore delle foreste, e Ogun, dio della guerra che, ricoperto di bulbi e radici, nutre la terra col suo seme, sono entrambe divinità portatrici di un unico e altissimo interrogativo: è ancora possibile rinnovare l’afflato mistico e sensuale che, nella notte dei tempi, univa l’uomo e la natura? Questo è il senso ultimo della sinfonia visiva abilmente orchestrata da Barney il quale, fondendo suggestioni pop, simbolo e rito, spinge lo spettatore ad assumere un atteggiamento improntato al rispetto sacrale nei confronti della Natura, alfine di ascoltarne il sussurro, misterioso codice di una Sapienza antichissima e assoluta.
Giuseppe Alletto