L'atto del Disegnare tra Analisi e Sintesi
Nel mio disegno è visibile la volontà di apparentare il mio segno, seppur con assoluta modestia, a quello del grandissimo Ingres. Tutto ciò non è per una semplice volontà di emulazione di un grandissimo artefice del passato o per amore verso questa figura centrale nello sviluppo delle arti figurative. Ciò che mi spinge ad apparentare il mio segno al maestro francese è una certa capacità di sfruttare l'intero ventaglio di possibilità poetico-espressive dello strumento del disegno. Per questo motivo, in entrambi i casi molti disegni oscillano da parti più analitiche e chiaro-scurate a parti estremamente sintetiche, sino a quella vetta di eleganza visiva ed espressiva costituita dal cosiddetto disegno a sola linea. Tale apparentamento non è ricercato ma è insito nel mio segno stesso in maniera del tutto naturale, frutto semplicemente della grande attività disegnativa che caratterizza la mia vita e la mia attività da pittore iniziata a 11 anni e che perdura fino ad oggi.
Hegel diceva che il disegno è la verità nell'arte. Come dare torto all'immenso pensatore tedesco? In che senso dobbiamo intendere la frase di Hegel? Io ritengo che questa frase vada intesa nel senso che il disegno, a differenza della pittura caratterizzata dall’uso dei colori e dal gesto pittorico della pennellata, abbia una grande vocazione analitica che ritroviamo nelle caratteristiche stesse dello strumento disegnativo e, per così dire, nell'elemento semiotico del sistema dello strumento-segno che l'atto del disegnare adopera per costituire se stesso. Questi strumenti sono la linea e il segno. Il lavorare, come si suol dire “in punta di matita”. La cellula fondamentale del sistema di segni che il disegnare propone costruisce sé stesso in essere, vale a dire il disegno stesso: linea e segno. Lo strumento che invece utilizza “il dipingere”, nel suo farsi, è la pennellata o la macchia. A un'attenta e sottile analisi delle parole che ho appena utilizzato già si comprende il motivo per il quale il disegno sia più analitico della pittura. La linea e il punto diventano strumenti assai potenti per una ricerca analitica e strutturale della realtà. Il disegno possiede infatti questa strana e schizofrenica qualità. Per dirla in maniera più elegante, il disegnare riesce a dar vita a una sorta di “concordia oppositorum” delle diverse diverse esigenze espressive e di due differenti conseguenze visive: da un lato, l'analisi strutturale che non può che essere realizzata mediante la sintesi, dall'altra, la ricerca analitica degli elementi minimi.
Giuseppe Alletto