Alighiero Boetti e l'irriducibile instabilità del Reale PT. 1

Copyright: www.mereasy.com

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In questo video vorrei parlarvi di un grandissimo artista contemporaneo, che però ho, per così dire, scoperto da poco. Naturalmente lo conoscevo, però mi sono fatto affascinare dalla sua opera, o anche dalla sua persona, solo da poco. Questo artista si chiama Alighiero Boetti.

Alighiero Boetti è stato un protagonista dell’arte povera, un movimento al quale ho dedicato, peraltro, un video. Ma forse il meglio della sua produzione deriva, diciamo così, dalla rottura, o comunque dall’allontanamento, voluto dall’artista stesso, da questo movimento, quando insomma ha iniziato a lavorare come un artista del tutto indipendente da qualsiasi corrente artistica predefinita. Ciò avviene soprattutto a partire dalla metà degli anni ’70.

Ciò che ha da sempre affascinato Boetti è stata la vita orientale, il modo di vivere orientale. Non è un caso, infatti, che egli abbia fatto realizzare alcune delle sue opere più famose a delle donne afgane e poi donne che, per via dei rivolgimenti politici, in particolare la conquista sovietica, si sono spostate a Peshawar.

Quali sono state queste opere fatte realizzare da questo artista? I famosi “arazzi” e in particolare le mappe. Poi altre opere, come ad esempio la famosa “I fiumi più lunghi del mondo”, che è un arazzo famoso fatto realizzare da Boetti.

Di cosa parlano queste sue opere? Sostanzialmente, le opere di Boetti sono il frutto della sua ossessione per la catalogazione, ma, d’altra parte, sono il frutto della riflessione di come la realtà sfugga continuamente a qualsiasi volontà catalogatoria, sfugga continuamente a qualsiasi imprigionamento sotto forma di dati. Quindi, è il caso, ad esempio, della sua serie di mappe. Sostanzialmente, egli faceva realizzare questi arazzi, in cui veniva rappresentato il globo, veniva rappresentata la mappa del mondo, con i diversi Stati, con i diversi confini. E, praticamente, di continuo, questa immagine del mondo e dei suoi confini politici veniva superata dalla realtà, perché, appunto, i confini sono continuamente labili, la situazione politica e geopolitica è in continuo mutamento. Quindi, in un certo senso, le sue mappe erano la cartina tornasole, erano la prova dell’impossibilità di imprigionare il reale, di imprigionarlo in quella che può essere la matematica dei confini o la matematica dei numeri e, appunto, il continuo evolversi, il continuo mutamento della dimensione stessa della realtà.

FINE PT. 1

Giuseppe Alletto